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La scienza in celluloide podcast: Ex-Machina e Test di Turing

Aggiornamento: 7 feb 2023

Ci sono due pellicole a cui vorrei dedicare questa nuova puntata del mio podcast e, posso anticiparvi che per le due tipologie di cinema che rappresentano, sono decisamente molto distanti tra loro. Ma presentano quelle classiche intersezioni che danno senso a quanto sto per raccontarvi



Il primo è un film biografico, in gergo detto biopic che ripercorre un periodo, uno probabilmente dei più importanti, della vita di Alan Turing il matematico, crittografo e logico inglese, che durante la seconda guerra mondiale mise le sue capacità matematiche al servizio del Department of Communications del Regno Unito per decifrare i codici usati nelle comunicazioni tedesche, criptate tramite il cosiddetto sistema Enigma da Arthur Scherbius.

Soprassedendo alle nozioni più tecniche, la macchina chiamata Enigma dal suo inventore fu utilizzata dall’esercito tedesco nel corso del secondo conflitto bellico per inviare informazioni codificate alle truppe impegnate sul campo. Era veramente tosta da decifrare, almeno nella versione che era stata aggiornata proprio dagli esperti bellici in Germania

Alan Turing sviluppò unamacc


hina battezzata Bombe (una parola polacca che indica un tipo di gelato), con la quale riuscì a decifrare con successo le trasmissioni di Enigma. Bombe eliminava un gran numero di codici Enigma probabili, riducendo le possibilità. Per ogni possibile combinazione l'elettricità attivava una catena di deduzioni logiche. In questo modo era possibile scoprire la presenza di una contraddizione e scartare la combinazione corrispondente. All'inizio del 1942 furono intercettati e decifrati circa 40mila messaggi, che in un mese raddoppiarono, giungendo infine al totale di due messaggi decriptati al minuto. Secondo il premier britannico Winston Churchill, il lavoro di Turing aiutò a ridurre dai due ai quattro anni la guerra in Europa, salvando


così quattordici milioni di vite.

Peccato che Alan nel 1952 fu massacrato dalla giustizia inglese per il reato di omosessualità allora punito o con il carcere o con la scelta di sottoporsi alla castrazione chimica. Lui scelse la seconda. Si suicidò due anni più tardi.



Turing, nel costruire la sua macchina, cercò di imitare il cervello umano e l’intelligenza; le macchine non possono essere intelligenti, ma possono imitare la nostra intelligenza.

Ed ecco un po’ spiegato il titolo del film ‘The imitazioni game’: il gioco dell’Imitazione del 2014 diretto da Morten Tyldum.


Mi sono dilungato in questa lunga premessa poiché senza aver ben chiaro il lavoro di Turing, è più difficile interpretare in chiave ‘scientifica’ un altro film, protagonista del podcast di oggi.

Parliamo dunque di Ex-machina, un film del 2014 scritto e diretto da Alex Garland, al suo debutto da regista, candidato all’Oscar sia per la sceneggiatura che per gli effetti speciali, dove ha trionfato nel 2015.

La sinossi della pellicola, che lasciatemelo dire è una delle mie preferite, è la seguente. Caleb Smith è un giovane programmatore che si aggiudica la possibilità di trascorrere una settimana nella casa in montagna di Nathan Bateman, l'amministratore delegato della società per cui lavora, la BlueBook. Nathan gli rivela subito che la sua casa non è altro che un grande laboratorio di ricerca, dove da solo ha progettato e costruito una macchina umanoide dotata di intelligenza artificiale di nome Ava.

Caleb è stato scelto, attraverso un concorso, per collaborare all'esecuzione del test di Turing, per scoprire se l'androide abbia una vera intelligenza e coscienza di sé.

Il giovane programmatore si mette subito al lavoro consapevole che se l’esito risultasse positivo sarebbe testimone di un fatto epocale nella storia dell’umanità,. Incontra il robot dalle sembianze femminili e cominciando a parlarci, è estasiato da quanto esso sia intelligente, sensibile e simile, molto simile, a un essere umano.

Come facile da immaginare Caleb, inizia ad invaghirsi di Ava, che sembra ricambiare rivelandogli che vorrebbe fuggire e vedere il mondo e che con il suo aiuto potrebbe farlo.

La pellicola prosegue con alcuni colpi di scena anche inaspettati ma lungi da me rivelarvi il finale. Il mio consiglio è sempre quello di trovare del tempo per gustarsi un buon film senza sapere come va a finire.

Il tema centrale del film battente bandiera britannica, è l’intelligenza artificiale e la robotica, ma sviscerando l’argomento -non certamente nuovo per l’industria dell’intrattenimento a 24 fotogrammi al secondo- in modo originale e, se mi è concesso - realistico

La pellicola ci presenta degli esseri artificiali e quello che di vero sono in grado di provare, ma si sofferma anche sulle emozioni umane che spesso sono altrettanto, se non ancora di più, misteriose di quelle artificiali. Sapientemente mette le menti sullo stesso piano. Sembra infatti non esserci alcuna differenza nello scontro di intelligenze del film. Nathan, Caleb e Ava combattono, alla pari, una guerra di strategia e menzogne in cui non tutto è come sembra e ognuno ha una propria verità da raccontare.


Per chi studia la filosofia dell'intelligenza artificiale, i due problemi più importanti sono quelli della coscienza e del controllo. Il problema della coscienza riguarda non solo la possibilità tecnica di realizzare un cervello artificiale dotato di intelligenza generale e quindi anche di coscienza, ma anche il modo in cui possiamo appurare effettivamente di esserci riusciti.



Questo è il problema introdotto da Alan Turing col suo famoso test e che si pone Garland in Ex Machina, drammatizzandolo con stile e misura.


E siamo quindi arrivati al nodo che tiene insieme le due pellicole.


Il Test di Turing nasce come un criterio per determinare se una macchina sia in grado di pensare come un essere umano


Tale criterio è stato suggerito proprio da Alan Turing nell’articolo “Computing machinery and intelligence”, apparso nel 1950 sulla rivista Mind.

Nell’articolo Turing prende spunto da un gioco, chiamato “gioco dell’imitazione”, a tre partecipanti: Bob, Alice, e una terza persona, Charlie, che è tenuta separata dagli altri due e può solo stabilire tramite una serie di domande qual è l’uomo e qual è la donna. Dal canto loro anche Bob e Alice hanno dei compiti: Bob dovrebbe ingannare Charlie e portarlo a fare un’identificazione errata, mentre Alice dovrebbe aiutarlo a mantenere una identificazione corretta. Poiché bisogna privare Charlie di indizi per “indovinare”, le risposte alle domande di Charlie devono essere dattiloscritte o trasmesse comunque in modo impersonale o anonimo.

Troppo incasinato? Facciamola semplice allora.

Siete dentro una chat di whatsapp e vi intriga una tipa (o un tipo). L’amica della tipa sa di questo vostro invaghimento e preso il suo telefono si spaccia per lei.

Voi iniziate a chattare con questa e la conversazione si fa bollente. Avete un dubbio sulla sua identità ma che fate? Non ve la sentite di chiedergli a muso duro: Ma sei proprio tu Valeria?. Quindi, se siete svegli, agite in modo intelligente, buttando nella conversazione alcuni frasi o domande che solo la vera Valeria in teoria dovrebbe pot


er rispondere, del tipo: Bello di il film che abbiamo visto la scorsa settimana? Come si intitolava? Non ricordo più…’. Insomma cerchiamo di smascherare l’impostore.

Però potremmo riuscirci pienamente e forse no. Nel primo caso l’indagine sarà superata nel secondo ovviamente il dubbio rimarrebbe nel senso che non saremmo in grado di stabilire con certezza se la nostra interlocutrice risulti essere Valeria o l’amica.

In soldoni questo è il test di Turing se lo trasponiamo al mondo dell’intelligenza artificiale. Le risposte alle nostre domande potrebbero trovare delle risposte coerenti o meno a farci capire che stiamo conversando con una macchina o con un essere umano.

Una macchina e una macchina e un uomo è un uomo. Come confonderli obietteranno i più ma la questione è tutt’altro che banale.

Sono ormai molteplici le AI che hanno superato brillantemente il test di Turing seppur modernizzato e questo sta portando a nuove metodologie di screening che in definitiva hanno il ruolo di determinare il grado di ‘umanizzazione’ che certe macchine, in particolar modo quelle basate su reti neurali, hanno raggiunto.

Certamente la mia generazione e forse nemmeno le prossime, potranno trovarsi difronte a un androide come AVA


, capace non solo di comunicare, di emozioniarsi, di essere empatia ma anche di provare sentimenti più profondi come l’amore nei confronti di un’altra persona.

Oggi è fantascienza ovviamente. Ma anche Alexa o Siri lo erano dieci anni fa.

Le cosa cambiano e rapidamente. Stiamo pronti


Ascolta il podcast accedendo direttamente dal sito

Bibliografia

Mind 59 (October):433-60 (1950)


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